Cerealicoltura, verso la riscoperta degli antichi grani della Basilicata

Il colore della Basilicata è il giallo.

Giallo come le ginestre che dalla primavera profumano la macchia mediterranea, giallo come i campi di grano d’estate.

Una distesa dorata per chilometri e chilometri che disegna la “via del Grano” che univa Napoli alla Puglia passando per la Basilicata.

Ancora oggi la cerealicoltura rappresenta uno dei principali comparti produttivi lucani con circa 160.000 ettari di cui 120.000 a grano duro.

Il 10 per cento della superficie nazionale investita a tale coltura.

Non a caso i prodotti agroalimentari più noti sono legati al grano: la pasta, che vanta antica tradizione di pastifici soprattutto nel Materano, e il pane, quello di Matera in particolare è conosciuto anche fuori dai confini regionali.

Oggi è IGP perché gli ingredienti sono di quelli di sempre: lievito madre, semola rimacinata, sale e acqua.

Il pane veniva fatto in casa.

Ogni famiglia aveva il suo marchio, per riconoscere il prodotto che veniva cotto nei forni comunità.

Parlare di grano in Basilicata significa parlare di un lungo ed operoso percorso di recupero di antiche varietà.

Operazione molto richiesta per il benessere e la salute e che vuole diventare un punto di forza e distinzione per il settore lucano.

Uno di questi è la varietà “Senatore Cappelli”, che prende il nome dal senatore abruzzese Raffaele Cappelli che nei primi del 900 portò alla distinzione tra grani duri e teneri e la cui semola è altamente digeribile non avendo subìto alcuna manipolazione genetica; ma è anche il caso di altre varietà come Saragolla o Carosella che ci raccontano di come la tradizione oggi può essere sinonimo di innovazione.

In tal modo è stato possibile ritrovare la “Carosella”, antica varietà di grano tenero autoctono, coltivato sin dall’epoca romana su tutta la fascia dell’Appennino Lucano, mietuto a mano, resistentissimo agli inverni rigidi e che permette di produrre una farina pregiata per pane, pasta e biscotti.

Altra varietà cerealicola autoctona è la “Segale Iermana”, adatta ai terreni di montagna, riscoperta negli ultimi anni dai coltivatori del territorio del Parco Nazionale del Pollino.

Roberta Nardacchione