Basilicata: la storiografia lucana di Tommaso Pedio

Tommaso Pedio uno dei maggiori  storici  lucani, nasce a Potenza il 17 novembre 1917, e ivi muore il 30 gennaio 2000.

Il padre Edoardo, studioso del Risorgimento lucano, politicamente  è schierato con Nitti, mentre la madre Marianna (Ninà) Pignatari, nipote  di Ettore Ciccotti, donna colta, nota per aver tradotto opere di Marx e di Lassalle, è sul fronte socialista.

Pedio, formatosi prima in un ambiente laico, e in seguito, a Pisa, matura le sue convinzioni politiche a contatto con gli ambienti del socialismo rivoluzionario e degli anarchici.

Anarchia e socialismo rivoluzionario sono i due poli entro cui oscillerà la sua posizione politica, almeno sino agli anni ’90, per poi posizionarsi nell’estrema sinistra parlamentare.

Dopo una breve esperienza in magistratura, esercita la libera professione di avvocato, divenendo noto  come difensore di anarchici imputati di attentati e di reati politici, ufficio cui viene chiamato dal Comitato Anarchico pro Vittime Politiche. Questa funzione  lo conduce a peregrinare per i tribunali di tutta l’Italia.

Sono difese gratuite e non sempre sono garantite le spese di viaggio.

Intanto va maturando interessi storici e dà alla luce i suoi primi lavori sul brigantaggio postunitario.

In contrasto con la storiografia borbonica e neo-borbonica che presentano il brigantaggio la reazione contro un esercito invasore per riportare sul trono il deposto sovrano, Pedio sostiene la tesi che le cause del brigantaggio postunitario sono esclusivamente socio-economiche.

È rivolta disperata dei paria, dei poveri senza terra contro una egoistica borghesia terriera che, usurpatrice delle terre demaniali destinate dalla legge ai contadini, si oppongono con la forza dello Stato a riconoscere ogni diritto e i più elementari bisogni dei diseredati.

I briganti, è la tesi del Pedio, lottano contro un sistema di potere ingiusto che nega loro ogni diritto.

Nominato docente di Storia all’Università di Bari, dedica  le sue migliori energie alla storia della Basilicata investigata attraverso indagini e ricerche che gli consentono di recuperare dagli archivi le fonti storiche per ricostruire la storia della Regione.

È una imponente  documentazione, spesso di prima mano,  che costituisce la materia della “Storia della storiografia Lucana”, i cinque volumi del “Dizionario dei Patrioti Lucani”, il “Saggio Bio-bibliografico della Basilicata nel Risorgimento italiano (1700-1870)”, il “Cartulario della Regione del Vulture”, il “Regesto del Codice Potentino”.

È  in base a questi preliminari studi e ricerche che Pedio nelle numerose opere investe quasi tutti gli aspetti  della storia lucana: politica, economia, religione, cultura, tradizioni.

Infine, ultima fatica del Nostro è il “Cartulario della Basilicata (476-1443)” che in tre volumi raccoglie la documentazione relativa alla Storia della Lucania dalla caduta dell’Impero Romano alla fine della dominazione angioina con l’entrata in Napoli di Alfonso D’Aragona.

I documenti  ivi descritti ed annotati  costituiscono l’ossatura documentaria dei cinque volumi della  Storia della Basilicata dalla caduta dell’Impero Romano agli Angioini, Levante editrice, Bari, 1987-1989.

In quest’opera esamina il lungo processo storico della Basilicata riconducendo i problemi politici al movente economico.

Secondo la sua concezione materialistica,  la Storia, spogliata delle ragioni ideali con le quali la storiografia idealistica, afferma  Pedio, “difende gli interessi delle classi egemoni, è il campo di scontro e di lotta tra opposti interessi delle classi sociali”.

Dunque, compito dello storico, per Pedìo, consiste nell’indagare e chiarire i motivi economici e gli egoismi di classe che sottendono agli avvenimenti politici e sociali.

Partendo da queste premesse, Pedìo recupera quella parte di storia che scorre sotto i grandi fatti diplomatici, politici, militari, che viene trascurata dalla storiografia tradizionale.

Questa Storia della Basilicata può considerarsi l’opus magnum del Pedio,  opera monumentale che – ha rilevato Theo Kolzer in« Deutsches Archiv fur Erfonrschung des Mittelalters» (vol. 47, 2, 1991) – “è la prima storia della Regione scritta direttamente dalle fonti” e che, per ricchezza e completezza di informazione, “supera di gran lunga i precedenti tentativi del Racioppi e del Fortunato”.

Queste brevi note sono redatte – per un lavoro più vasto – sulla base di appunti presi questa estate consultando i libri del Pedio, compresa la raccolta completa di «Studi storici meridionali», rivista diretta dallo Storico lucano, conservati nella Biblioteca del Circolo Culturale Silvio Spaventa Filippi ricca di alcune migliaia di volumi, tra i quali i libri vincitori dei premi “Basilicata”, i volumi della Biblioteca del Sen. Tommaso Morlino, il fondo di Economia Politica “Prof.ssa  Franca Assante”, il fondo di Cultura classica “Donato Gagliardi” e la biblioteca di Letteratura per ragazzi, oltre ai volumi della legislazione del Regno di Napoli dal 1806 al 1861e alle raccolte del Sole24 Ore (alcuni decenni) e del Mattino dal 1972.

Ringrazio la presidenza del Circolo per avermi data la possibilità di consultare il fondo Pedio, ancora in fase di sistemazione.

Francesca Messina